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immagini Luigi Ottani | progetto luci Andrea Violato
assistente alla produzione Barbara Pasquariello | cura tecnica Alessandro Bigatti
suoni e musiche Saverio Cigarini | abiti di scena Oro Nero Creazioni
ricerche Azra Nuhefendic, Kanita Ita Focak, Nedim Arnautovic, Isabella Scaramuzzi
si ringraziano Jovan Divjak, Gigi Riva, Paolo Rumiz, Mario Boccia, Luisa Morni e Sabrina Morena
foto di scena Barbara Pasquariello
29 gennaio 2025 ore 11.00 – Teatro Don Bosco – Macerata
25 marzo 2025 ore 21.00 Teatro del Portone – Senigallia (AN)
26 marzo 2025 ore 21.00 Teatro Comunale – Gambettola (RN)
10 maggio 2025 ore 21.00 Teatro Astra – Vicenza
In questo spettacolo dal titolo Pazi Snajper (che signica attenzione cecchino), l’autrice e interprete
Roberta Biagiarelli, appassionata e profonda conoscitrice di vicende balcaniche, dopo la sua longeva
testimonianza teatrale sul genocidio di Srebrenica (debutto nel 1998 e ancora oggi in scena),
prosegue nel suo impegno mettendo al centro del suo progetto la realtà dell’assedio nella città
simbolo di Sarajevo.
Ne nasce così un testo originale creato grazie alle testimonianze dirette e ai racconti di amici e
amiche che sulla loro pelle hanno vissuto quel assedio e che per metafora, ci restituisce un catalogo
di metodi di sopravvivenza escogitati dalle persone che da un giorno all’altro si ritrovano aggredite
nella loro intimità, strette nella morsa crudele della violenza da qualche parte nel mondo.
L’azione scenica è ambientata in due situazioni parallele: l’abitazione di una coppia che resiste alla
barbarie della guerra e la postazione di un cecchino nel suo ossessivo usso interiore.
Lui e Lei sono una coppia rimasta a vivere in un appartamento di un condominio abbandonato di un
quartiere svuotato nella Sarajevo assediata degli anni Novanta, in attesa che qualcosa accada o che
qualcuno arrivi a modicare la loro condizione, come nella famosa pièce di Samuel Beckett
‘Aspettando Godot’.
Lui e Lei, esattamente come Vladimiro ed Estragone, ngono una normalità: litigano, fanno pace,
giocano, sognano, pensano di separarsi… ma alla ne restano l’uno legato all’altra e passano il
tempo ad inventarsi modi e metodi per sopravvivere alla fame, al freddo, alla paura.
Le loro giornate sono scandite da scelte da prendere in ogni istante: uscire o meno a riempire la
tanica d’acqua? Chi esce? A che ora? Rischiando di nire dentro al mirino di un cecchino.
Anche nel nido del cecchino-carnece c’è una condizione di scelta e di attesa: quella delle sue
vittime.
Gli snajpers siano essi uomini o donne che decidono di fare questo ‘lavoro solitario’, osservano
dall’alto della loro postazione lo scorrere della vita nella città ferita. Il loro tiro andato a segno dà loro
la soddisfazione di un lavoro ben fatto, il risultato è un crimine che li lascia impuniti.
Due mondi destinati ad incrociarsi attraverso il mirino di un fucile di precisione.
Il capolavoro di Samuel Beckett pervade e ispira il dispiegarsi dell’azione scenica: omaggia il teatro
resistente fatto dalla scrittrice e intellettuale americana Susan Sontag che nel buio della guerra a
Sarajevo debuttò con gli attori del Kamerni 55 proprio con “Aspettando Godot”, le prove durarono
mesi, sospese per le bombe e riprese a notte fonda, enormi le dicoltà a cui andò incontro la piccola
compagnia teatrale.” Una, tra le azioni di resistenza, per mantenere vivo lo spirito della città, per
omaggiare chi durante un assedio, come in ogni altra situazione estrema, non rinuncia ai valori vitali
dell’arte e della cultura per non cedere alla barbarie.”
Il tutto ci suggerisce una riflessione profondamente contemporanea, quella di un’attesa immobile
dove nulla è assurdo e tutto invece è terribilmente reale, come il tempo di guerra che ci troviamo a
vivere.

diritti e quelli degli Altri. Le conquiste di guerra spesso vengono congelate per raggiungere accordi di
pace, i partiti nazionalisti restano al potere rafforzandosi e le divisioni si approfondiscono scavando
fossati.


3 anni, 10 mesi, 3 settimane, 3 giorni
1.425 giorni di assedio
11.541 persone uccise tra queste circa 1.600 di loro erano bambini
Shooting in Sarajevo | progetto editoriale
di Luigi Ottani e Roberta Biagiarelli
Edizioni Bottega Errante, 2020
fotoreportage sociale, hanno avviato un progetto fotograco-editoriale ‘Shooting Sarajevo’ che nel
2020 si è concretizzato in una ranata pubblicazione storica per i tipi della Bottega Errante. L’ecace
gioco di parole scelto da Ottani chiarica l’idea cardine del progetto: shooting è fotografare ma anche
sparare. Il risultato è un prezioso volume fotograco che ritrae la città di Sarajevo dalle stesse
postazioni dalle quali i cecchini tenevano sotto assedio i suoi abitanti 30 anni fa. Percorrendo le
trincee di montagna ed entrando in appartamenti e sottotetti della città rimasti congelati nel tempo
Biagiarelli e Ottani si sono inevitabilmente immersi nella psicologia del carnece e delle sue vittime.
Produzione |
Il Contato del Canavese www.ilcontato.it
Teatro Miela Bonawentura www.miela.it
Babelia & C.- progetti culturali www.babelia.org
Cachet spettacolo | da concordare
Lo spettacolo può essere arricchito e integrato con l’allestimento della mostra fotograca di Luigi
Ottani e la presentazione del volume fotograco “Shooting in Sarajevo” di Luigi Ottani, a cura di
Roberta Biagiarelli. Testi di: Luigi Ottani, Jovan Divjak, Azra Nuhefendić, Gigi Riva, Mario Boccia,
Roberta Biagiarelli, Carlo Saletti. Edizioni Bottega Errante, 2020.
Contatti |
Roberta Biagiarelli
robertabiagiarelli@gmail.com
+39 338 859 1387
www.babelia.org
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